23 novembre 2024
Un viaggio nell’estetica, nella memoria e nell’identità di Manuel Casati
a cura di Alice Zucca e Giovanna Pittalis
La mostra Retrospettiva è un’esplorazione esaustiva del percorso artistico di Manuel Casati, artista poliedrico che ha saputo intrecciare il fascino della storia, la forza evocativa del costume e la sensibilità performativa della fotografia per creare un linguaggio unico, capace di attraversare epoche, stili e ideali.
Nato a Sassari e cresciuto con una passione precoce per la letteratura decadentista e la storia, Casati ha fin dagli inizi tracciato un sentiero che oscilla tra le suggestioni del passato e le tensioni del presente. Le prime esperienze con la scultura e il teatro hanno definito la sua attitudine alla trasformazione, alla creazione di narrazioni attraverso il materiale, il tessuto e l’immagine. La sua formazione all’Istituto d’Arte Filippo Figari e all’Accademia di Belle Arti Mario Sironi ha affinato una pratica che si articola tra moda, scenografia e fotografia, ponendo sempre al centro l’indagine sull’identità.
Il corpo come medium: l’abito tra arte e identità
L’abito in Casati è molto più che un oggetto funzionale: è un veicolo espressivo, una memoria tangibile, un simbolo di metamorfosi. La sua produzione affonda le radici in epoche lontane, come il XVIII secolo, e si contamina con sottoculture moderne come il punk degli anni ’80 e ’90. Opere come Glamour Confusion e Oser Savoir traducono questi riferimenti in scenografie tessili che dialogano con figure iconiche e spesso controverse come Maria Antonietta, Elisabetta d’Austria o la Marchesa Luisa Casati.
Attraverso il riuso creativo di materiali e il virtuosismo sartoriale, Casati dà vita a capi che sfidano la distinzione tra costume teatrale e haute couture, ridefinendo i confini tra il passato e il presente. I tessuti pregiati, combinati a elementi non convenzionali, raccontano non solo la storia della moda ma anche quella di chi l’ha vissuta, elevando l’abito a testimone silenzioso del tempo.
La fotografia come rituale performativo
Le immagini di Casati amplificano l’azione del vestire, immortalando il momento in cui il corpo e il costume si fondono in un gesto performativo. Progetti come La Distanza e The Missing rievocano mondi di bellezza perduta, filtrati attraverso un’estetica decadente e proustiana. L’uso della fotografia come mezzo di messa in scena dialoga con il cinema, il teatro e la letteratura, creando un’esperienza visiva stratificata.
La memoria del passato, le tensioni del presente
Casati non si limita a citare il passato: lo decompone, lo reinterpreta e lo riporta a un presente inquieto. L’incontro tra la moda del Settecento e le sottoculture contemporanee, come accade in L’Affaire, evidenzia un tema centrale della sua poetica: la tensione tra autenticità e rappresentazione. L’illusione, il travestimento e il conflitto tra apparenza e sostanza emergono come temi ricorrenti, invitando lo spettatore a riflettere sulla nostra identità nell’era della virtualità e della performance sociale.
Il teatro della vita: performance e installazioni
Progetti come Dark Romance e Corsa Futurista testimoniano la capacità di Casati di tradurre il linguaggio della moda e del costume in azioni collettive e immersive. Queste opere-performance, spesso in bilico tra ritualità pagana e glamour estetico, mettono in scena un corpo che si fa simbolo, veicolo di una ricerca che intreccia estetica e psicoanalisi, memoria e desiderio.
Un’eredità da indossare
Retrospettiva non è soltanto una celebrazione dell’opera di Manuel Casati, ma un viaggio in un universo fatto di materia, immaginazione e memoria. È un invito a esplorare i frammenti di un passato che si intreccia con le inquietudini del presente, dove l’abito diventa il filtro per raccontare le storie invisibili delle nostre vite e dei nostri sogni.
Retrospettiva è un racconto visivo e narrativo, offre una finestra su un artista che ha saputo trasformare l’effimero in eterno, il personale in universale, il tessile in arte.